Crescentino, 12 novembre 1901 – Roma, 7 luglio 1983) è stato una delle
figure più note e influenti nella programmazione della radio italiana
tra gli anni trenta e gli anni sessanta.
Direttore dell'orchestra da ballo della Sala Gay, uno dei locali più
noti di Torino, cominciò a collaborare con l'EIAR nei primi anni trenta
quando alla piccola orchestra della stazione del capoluogo piemontese
erano affidati i concerti di "musica varia" che alternavano i brani
d'opera più popolari con romanze e con timide proposte di canzoni. La
sua orchestra veniva spesso ripresa in diretta dalla sala grazie ad un'apparecchiatura rudimentale ma efficace, e portava nelle case i
motivi "ballabili" del tempo.
Nel 1938 venne assunto dall'EIAR, sempre presso la sede di Torino
che allora era la principale del paese, e fu messo a capo dell'orchestra
di musica leggera e alla guida del fitto gruppo di "cantanti della
radio" assunti per concorso in quegli stessi anni.
A renderlo popolare fu, tra l'altro, la contrapposizione, alimentata
dalla stessa emittente, con l'orchestra diretta in quegli anni da Pippo
Barzizza: mentre quest'ultima era considerata la promotrice in Italia
della musica "all'americana", con una certa accentuazione ritmica
ed un cauto ricorso a dosi di swing, quella di Angelini era presentata
come espressione di uno stile più tradizionale, caratterizzato da una
strumentazione di tipo operistico, con ampia presenza di archi ed un uso
moderato dei fiati e quasi nullo delle percussioni, da una
scarsa sottolineatura degli aspetti ritmici e dalla selezione di canzoni
molto riconoscibili per la melodia: a cominciare da C'è una chiesetta,
che divenne la "sigla" dell'orchestra sul modello americano.
La prima sua sigla fu la canzone americana Where or When di Richard
Rodgers conosciuta in Italia come Dove e quando ma Angelini dovette
cambiarla sotto le pressioni autarchiche di Regime. "C'è una chiesetta
..." di Cantoni-Rampoldi ne rimase comunque il segno
distintivo per tutto il resto della carriera.
Una curiosità: il maestro Angelini non scrisse mai la musica d'una
canzone al contrario del "rivale" Pippo Barzizza il cui identificativo
fu la sua "O boscaiolo!". Si trattava, in realtà, di una
contrapposizione molto forzata: sia pure con toni in parte diversi.
Le due orchestre esercitarono un'azione di compromesso, o di transizione
guidata, mirante a rendere accettabile al pubblico del tempo, costituito
in larga parte da ambienti borghesi e relativamente benestanti, lo
sviluppo della musica leggera.
L'orchestra di Barzizza era assai meno "americana" di quanto si dicesse
e quella di Angelini (che di tanto in tanto si esibiva in composizioni
più ritmiche con un piccolo gruppo di esecutori) più aperta alle
importazioni di quanto molti pensassero. In qualunque caso, Angelini
fu uno dei primi a comprendere l'importanza delle voci, inserite nella
struttura musicale orchestrale e soprattutto si dimostrò oculato nella
scelta del repertorio, costituito da brani gradevoli ed accattivanti
alle orecchie del grande pubblico della radio.
In questa veste di mediatore del nuovo, Angelini assunse dopo la guerra
il ruolo di figura indiscussa di riferimento, per tutti gli anni
cinquanta e i primi anni sessanta, del Festival di Sanremo, dove la sua
direzione si ispirava ostentatamente ai modelli anche visivi delle
orchestre classiche, a sottolineare forse non tanto la natura
finto-operistica della musica eseguita. Ci fu comunque chi ironizzò,
come Gaetano Mosca che, sul Corriere della Sera, presentò due spettatori
del Festival davanti ad una distesa di archi e violini intenti a
chiedersi se stessero assistendo ad una prima del Tristano o ad una
prima esecuzione di Occhi neri e cielo blu quanto la solennità e
ufficialità dell'evento.
Finta anche la rivalità col napoletano Giuseppe Anepeta, direttore di
una delle due orchestre del Festival di Napoli.
Angelini
raggiunse l'apice del successo e del potere negli anni cinquanta, quando
si trovò di fatto a capo di una "scuderia" composta dai maggiori divi
musicali del tempo, inclusa Nilla Pizzi (con cui il Maestro ebbe anche
una relazione sentimentale). Nel corso degli anni sessanta, la
contrapposizione tra la sua musica e quella più moderna venne
riproposta, ancora artificiosamente ma forse con qualche maggiore
elemento di verità, nel confronto tra i cosiddetti "melodici" e le nuove
tendenze del rock and roll, identificate per qualche tempo in Italia con
il termine spregiativo "urlatori": etichetta che fu affibbiata di volta
in volta a Mina, Celentano, Little Tony.
Pubblichiamo qui sotto un bell'articolo proprio su di
lei, tratto da uno storico numero di "Sorrisi e canzoni" del Febbraio
1954