BIOGRAFIA DI MARIO CAPPELLO
Il grande successo di Mario Cappello, Ma se ghe penso (Ma se ci penso),
fu presentato pochi mesi dopo al Teatro Orfeo, insieme alle canzoni
presentate alla Festa e ad altri nuovi brani, tra cui Tranvajetti da
Doia (Tramway della Doria), di Carlo Otto Gugliemino, direttore della
rivista "La Superba".
Si fecero venti repliche nelle quali cantarono Cappello e il soprano
Luisa Rondolotti. La seconda parte delle serate al Teatro Orfeo iniziava
abitualmente con Se ghe penso. Il titolo non aveva ancora la particella
Ma iniziale, che non è chiaro in quale circostanza sia stata aggiunta.
L'accoglienza fu calorosa, e in breve la canzone di Margutti e Cappello
divenne un inno d'amore e nostalgia per i genovesi, soprattutto negli
anni in cui l'emigrazione in America latina era molto forte.
La fama di Cappello crebbe rapidamente: il trentunenne Mario viaggiava
cantando per tutta l'Italia. Lo notò Sergio Corsanego, rappresentante a
Genova della casa discografica tedesca Parlophon. Cappello incise quindi
alcuni 78 giri a Berlino, non destinati però al mercato italiano ma a
quello dell'America latina, dove più forte era la presenza di immigrati
dall'Italia.
Ciò portò alla prima tournée nell'America Meridionale, avvenuta nel
1927. Cappello si imbarcò nel porto di Genova sul transatlantico Conte
Verde accompagnato dall'attore, amico e impresario Attilio Castagneto,
che l'anno prima aveva già portato a Buenos Aires, in Argentina,
l'attore Gilberto Govi.
Il 30 luglio 1927 al Teatro Marconi di Buenos Aires, Cappello venne
applaudito in maniera calorosissima. Cantò trentacinque brani in
dialetto genovese e molti altri in quello napoletano; ma si esibì anche
in lingua italiana e in lingua spagnola.
Rimase in Argentina quattro mesi, tenendo molte rappresentazioni in
teatri, feste, cene e incontri ufficiali con connazionali; si esibì
anche alla radio, presentando canzoni genovesi ma anche motivi di sapore
patriottico.
Cappello era molto legato alla sua città natale e partiva per i suoi
viaggi attraverso l'Oceano Atlantico portando con sé vasetti di pesto e
mazzi di basilico genovese utili a prepararlo fresco durante la
navigazione.
Le sue canzoni esprimevano una vita semplice e umile, come nella Canson
da Chêullia (Canzone di Chêuilla) in cui esclamava: Cöse son queste
palanche, cöse servan a ûn vegetto se a so casa, meschinetto, forse o
no-a veddiä mai ciû? (Cosa sono questi soldi, cosa servono a un
vecchietto, se la sua casa, poverino, forse non vedrà mai più?).
Nel 1944, durante la seconda guerra mondiale, cantò coraggiosamente Zena
sata in pë (Genova salta in piedi, Genova raddrizzati) di forte
carattere anti-nazista.
Nel dopoguerra ebbe un nuovo grande periodo di popolarità quando la
stazione radiofonica di Genova dell'EIAR scelse Ma se ghe penso come
sigla di una popolare trasmissione: A Lanterna (La Lanterna, riferita
appunto al faro di Genova).
Morì, cinquantanovenne, a Genova il 30 Giugno 1954.
La sua tomba si trova nel cimitero monumentale di Staglieno.
FONTE WIKIPEDIA