BIOGRAFIA DI VITTORIO DE SICA
Vittorio De Sica nacque a Sora, vicino
Frosinone, il 7 luglio 1902 ma sentiva Napoli come sua seconda patria
poiché suo padre, suo nonno e i suoi bisnonni erano tutti napoletani.
De Sica è stato indubbiamente uno dei più
grandi registi della storia del cinema, idolatrato anche dai mostri
sacri d'oltroceano che lo citano sempre e immancabilmente come esempio
sublime di artista. Solo che, fedeli al detto "nemo profeta in patria",
l'Italia, malata di esterofilia non ha mai saputo valorizzarlo a dovere.
Nato in una famiglia di umili origini, studiò a Napoli fino a quindici
anni; iniziò a lavorare come garzone e quindi si trasferì a Roma con la
famiglia dove conseguì il diploma di ragioniere.
Già da studente aveva iniziato a frequentare
l'ambiente teatrale e a misurarsi come attore.
Nel 1926 l'esordio nel cinema, dove recita e
si afferma nelle parti del conquistatore galante.
Di questi anni sono i film "Gli uomini che
mascalzoni!" (1932) e "Grandi Magazzini" (1939).
Personaggio assai distinto, malgrado appunto le umili origini, dotato di
grande talento anche nella recitazione, De Sica è stato, insieme a
Roberto Rossellini, il caposcuola della corrente cinematografica del
neoralismo, periodo in cui escono, "I bambini ci guardano" del 1942,
"Sciuscià", del 1946 (ritratto dell'infanzia abbandonata) e, due anni
dopo, "Ladri di biciclette", film sulla triste condizione dei
disoccupati nel dopoguerra.
Per questi ultimi due titoli il grande
regista vince l'Oscar.
In seguito, sempre sulla scia della poetica
neorealista gira anche "Miracolo a Milano" e il malinconico "Umberto
D.", pellicola davvero amara considerata da più parti come il suo vero
capolavoro.
Più tardi, abbandonata la corrente neoralista, Vittorio De Sica si è
dedicato a film più disimpegnati ma non per questo meno carichi di
sensibilità e raffinatezza (come lo straordinario "L'Oro di Napoli").
Tra questi ricordiamo anche "La Ciociara"
(1961), "Ieri, Oggi e Domani" (1964),
"Matrimonio All'Italiana" (1964), "Il
giardino dei Finzi Contini" (con il quale vince un altro Oscar nel
1971).
L'ultimo film realizzato fu "Il Viaggio" del 1974.
Il 13 novembre dello stesso anno il regista
si spense a Parigi all'età di 72 anni.
Diceva di lui e della sua passione per il canto:
"Mi si chiama in giro lo Chevalier italiano.
Ingiusto battesimo al quale mi ribello per
infinite ragioni.
Chevalier è un delizioso chansonnier. Un uomo che la natura ha dotato di
singolarissime qualità fisiche e intellettuali.
Chevalier ha fatto di se stesso un tipo
teatrale, adottando, come una maschera, quel cappello di paglia che, più
che un cappello è un tic.
Né ambisce a rappresentare altri se non se
stesso.
Io invece sono un autore drammatico che per proprio diletto, prima che
per l’altrui,
canta anche canzoni". (1936)
Vittorio De Sica infatti, non amava questo paragone.
Cantare era una condizione che lui
dichiarava di tollerare appena,
rifiutando quella etichetta di ‘chansonnier’
che sentiva andargli stretta.
Anche se il successo di ‘Parlami d’amore
Mariù’, che cantava nel film
"Gli uomini che mascalzoni" diretto da Mario
Camerini nel 1932, ebbe come conseguenza che in moltissimi altri film da
lui interpretati fu costretto a cantare almeno una canzone.
In quell’anno, il catalogo della Columbia, che pubblicò per anni le sue
canzoni, presentava cinque dischi doppi a 78 giri.
Nel 1934 i dischi diventarono ventisei e la
media, almeno a consultare i cataloghi della casa discografica, sembra
rimanere la stessa fino al 1942.
Successivamente De Sica cantante lasciò
lentamente il posto al De Sica attore e regista.
Tuttavia, non smise mai di cantare, né per
gli amici, né, qualche volta, per un pubblico più ampio prestandosi
volentieri a ricordare le canzoni della gioventù.