Pippo
Starnazza, pseudonimo di Luigi Redaelli (Milano, 16 aprile 1909 -
Milano, 17 luglio 1975) è stato un cantautore, musicista e attore
italiano.
A
undici anni rimane molto colpito, mentre passeggia in Galleria Vittorio
Emanuele a Milano, dalla musica del Quintetto Mirador, band di jazz
americana, con Madge Coffie al sax alto e suo marito Samuel Coffie alla
batteria.
Decide quindi di rinunciare allo studio del violino, a cui la
famiglia lo ha indirizzato, e di dedicarsi alla batteria.
Inizia giovanissimo, già negli anni '20, ad esibirsi con l'Orchestra De Carli all'Orfeo di Milano, per poi passare nel 1927 alla Louisiana Band
di Piero Rizza; suona quindi con tutte le principali orchestre jazz di
Milano, per poi approdare nel 1929 all'orchestra Hot Pickers di Nanni
Dal Dello, suonando con Robert De Kers, Beppe Mojetta e Marino Marzaroli, oltre che con
lo stesso Dal Dello.
Con il pianista Beppe Mojetta forma inoltre, un duo in cui inizia a
cantare, interpretando standard jazz in inglese con un buffo accento
milanese. Da qui gli viene l'ìdea di inventare una sorta di grammelot
finto inglese strampalato, riproponendo al pubblico
classici proibiti come "Dinah", "Sweet Sue", "St. Louis blues"
, che la
censura fascista aveva trasformato in un improbabile "Le tristezze di
san Luigi" e "I can't give you anything but love".
Questi sono
infatti i
primi brani che incide come cantante su 78 giri, pubblicati dalla Odeon.
Passa quindi nel 1934 all'orchestra di Gorni Kramer, e successivamente a
quella di Pippo Barzizza; decide anche di esibirsi come cantante
solista, nonostante il fascismo inizi a censurare il jazz come "musica
negroide" e alla metà degli anni '30 risalgono le sue prime incisioni, dove tenta un divertente miscuglio tra le sonorità
jazz e l'umorismo, anche satirico, dei testi, in quel filone che vede
tra gli altri esponenti artisti come Rodolfo De Angelis.
Scelto il nome d'arte di Pippo Starnazza, forma un suo gruppo che chiama
"Quintetto del Delirio", ed è il primo a cantare in Italia con lo stile
"scat", anche soprannominato "Squà-Squà". In alcuni 78 giri il
nome del gruppo viene mutato in "Pippo Starnazza & i suoi Squà Men").
Tra i suoi successi da citare "Baldo Baldo, Arcibaldo", "Oh! Bimba",
"Era lei" e "Se fossi milionario".
Starnazza diede anche molta importanza nei suoi spettacoli all'aspetto
scenico: sia con le smorfie della sua faccia di gomma, sia con la
grancassa della sua batteria, sulla quale erano dipinti un buffo
ritratto e lo scudetto dell'Inter.
È a Pippo Starnazza che si ispirò un altro celebre batterista-umorista,
il napoletano Gegè Di Giacomo.
Al di là degli aspetti più coloriti, il lavoro di Starnazza resta un
momento di resistenza importante perché, oltre a mantenere in vita un
genere musicale che si voleva cancellare, cioè il jazz, dà la
possibilità a vari strumentisti di continuare a lavorare nonostante la
censura.
Pippo
Starnazza ebbe anche un'intensa attività cinematografica, iniziata alla
fine degli anni '50, quando la sua carriera come musicista era ormai in
declino. Ebbe modo di recitare con tutti i più grandi registi
italiani, da De Sica a Monicelli,
da Scola a Lizzani, insieme a divi
come Tognazzi, Mastroianni, la Loren e Gassman.
Questi sono alcuni dei film in cui recitò:
Walter e i suoi cugini (1961), regia di Marino Girolami, con Walter
Chiari e Ave Ninchi
La vita agra (1963), regia di Carlo Lizzani, con Ugo Tognazzi, Giovanna
Ralli e Enzo Jannacci
I compagni (1963), regia di Mario Monicelli, con Marcello Mastroianni,
Bernard Blier e Raffaella Carrà
La congiuntura (1963), regia di Ettore Scola, con Vittorio Gassman, e
Joan Collins
L'armata Brancaleone (1965), regia di Mario Monicelli, con Vittorio
Gassman, Gian Maria Volontè, Maria Grazia Buccella e Catherine Spaak
Johnny Oro (1966), regia di Sergio Corbucci, con Mark Damon e Valeria
Fabrizi
I girasoli (1969), regia di Vittorio De Sica, con Marcello Mastroianni,
e Sophia Loren
Romanzo popolare (1974), regia di Mario Monicelli, con Ugo Tognazzi,
Ornella Muti e Michele Placido
Yuppi Du (1975), regia di Adriano Celentano, con Adriano Celentano,
Claudia Mori, Gino Santercole e Charlotte Rampling.
Pubblichiamo qui sotto un bell'articolo proprio su di
lei, tratto da uno storico numero di "Sorrisi e canzoni" del Febbraio
1954