Alla fine della guerra è dunque molto attivo sulla scena musicale torinese, suonando
in complessi che annoveravano alcuni tra i più importanti jazzisti dell'epoca. L'inizio
della sua carriera di cantante si deve all'amico nonché avvocato Leo Chiosso che
spingerà Fred ad interpretare lo stesso personaggio confezionato nei loro testi. Un
personaggio che mette a macchietta i luoghi comuni sul "vero uomo" americano, un
po' Clark Gable un po' Humphrey Bogard, un duro dal cuore tenero assai sensibile
alle maggiorate: il tutto trasferito e riletto in chiave provinciale, all'italiana, senza
rinunciare all'immancabile sigaretta nell'angolo della bocca che fa molto America. Si
tratta insomma di una parodia elegante e distaccata, intrisa di ironia, anche se il
confine tra immedesimazione nel personaggio e rivisitazione ironica è sicuramente
molto sfumato. A questa ambiguità contribuisce senz'altro lo stile di vita dello stesso
Buscaglione, quasi una fotocopia di tutto quello che si ritrova nei racconti hard boiled
d'oltreoceano, compreso l'amore smisurato per l'alcol (e ovviamente le donne). Gran
bevitore, Buscaglione ha però sempre evitato di cadere nella trappola dell'alcolismo,
anche perché reggere l'alcol è uno dei segni del "vero" duro.
Leo Chiosso intanto insiste perchè Fred incida le canzoni che hanno scritto insieme.
Ad introdurli nel mondo discografico è Gino Latilla, anche lui torinese, per il quale la
coppia ha scritto "Tchumbala-Bey". Sono soprattutto i giovani a cogliere per primi la
ventata di novità introdotta dal duo, oltre a contribuire alla formazione del "mito
Buscaglione", premiando le sue canzoni, in tempi di assoluta assenza di battage
pubblicitario, con vendite calcolate in circa 980.000 copie di 78 giri, cifra iperbolica
per l'epoca. E tenendo in considerazione che l'Hit Parade radiofonica ancora non
esisteva... Buscaglione nel giro di poco tempo entra quindi nell'Olimpo degli artisti
più ambiti: lavoro talvolta con formazioni altrui, talvolta con gruppi da lui costituiti e
suona molto spesso con musicisti di spessore. E' proprio durante un ingaggio al
Cecile di Lugano che incontra la donna della sua vita: Fatima Ben Embarek, una
diciottenne marocchina che si cimentava in numeri di alta acrobazia e contorsionismo
nel Trio Robin's.
Il "personaggio" Buscaglione, insomma, si impone come un vero e proprio "cult",
capace di promuovere imitazioni e modi di fare. Gioco o finzione che sia, sta di fatto
che il cantante avvalorava come detto l'immedesimazione anche con comportamenti e
"status simbol", ad esempio andando in giro con una Thunderbild rosa confetto
holliwoodiana, in un Paese, l'Italia, in cui dominavano le Topolino e le Seicento.
Ed è proprio a bordo di quella macchina che, all'apice della parabola, va a schiantarsi
alle 6.30 di un freddo mercoledì di febbraio del 1960, contro un camion carico di tufo
in una strada del quartiere romano dei Parioli. Gli operai a quell'ora andavano a
lavorare, lui rientrava da una notte di bisboccia. Una vita al massimo, insomma, sia