Vittorio
B
Vittorio Belleli nasce a
Trieste
Figlio di Emanuele e milan
e
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poco tempo dopo, passa con lorchestra Bargoni
con la quale si esi
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bergo Aurelia di Celle Lig
con
tratto con la Sala Gay, scritturato c
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viene molto popolare e, a
concedergli più spazio nell’esecuzione di un brano, rompe i canoni dellepoca, int
nando non solo il refrain
ma anche la strofa; indire
gra
zie alle dirette che l’EIAR effettua quotidian
ri
nese; al momento dell’annuncio, il suo nome viene letto assieme a quello
dell’orchestra, fa
cendo così nascere la figura del cantante della radio, fino a quel
momento sconosciu
ta. Parallelamente
Jazz Columbia, diret
ta dal Maestro Chiappo, nella quale milita anche Angelini al vi
lino: raggiunge la ce
lebrità intonando brani quali
de amor, La Paloma, Eva,
Maria
ro Pavesio. Nel 1933,
è il primo cantante italiano a
fono, costruito apposita
mente per lui da un tecnico EIAR e
sera
ta danzante all’Odeon di Milano. Lanno succe
alcune puntate della tra
smissione radiofonica
teriormente la sua già a
ffermata popolarità. Nel
pren
sioni, lascia l’orchestra Angelini e, per un biennio, i
formazioni di Fer
ruzzi e di
più versioni italiane di class
i
nental), Stella mia (
You are my lucky star
breakfast), Lu
na malinconica
IL DISCOBOLO
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Museo virtuale del Disco
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B
elleli
Trieste
il 5 marzo 1911.
e
se d’adozione, sem-
lo a s
eguire le orme pa-
terne nella carriera di pellicci
aio. Appassionato
gera, inizia a cant
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mici, durante alcune f
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to di una voce calda e pi
acevole, viene nota-
aestro Cesare Galli che lo ingaggia per
dino D
iana di Milano;
poco tempo dopo, passa con l’orchestra Bargoni
bisce, per
un’intera stagione, al
bergo Aurelia di Celle Lig
ure. Nel 1931, trasferi
tosi a Torino, firma un
tratto con la Sala Gay, scritturato c
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dell’orchestra Angelini. In br
viene molto popolare e, a
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aestro Angelini che si decide a
concedergli più spazio nellesecuzione di un brano, rompe i canoni dellepoca, int
ma anche la strofa; indire
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tamente, giunge anche alla R
zie alle dirette che lEIAR effettua quotidian
a
mente con la celebre sala da ba
nese; al momento dellannuncio, il suo nome viene letto assieme a quello
cendo così nascere la figura del cantante della radio, fino a quel
ta. Parallelamente
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cidere i suoi dischi con lOrchestra
ta dal Maestro Chiappo, nella quale milita anche Angelini al vi
lebrità intonando brani quali
Rududù, Ti at
tenderò ancora
Maria
, Vi chiamerò signora
, delicata composizione di Pi
è il primo cantante italiano a
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usufruire, in teatro, di un micr
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inaug
ta danzante allOdeon di Milano. L’anno succe
ssivo,
partecipa, con successo, ad
smissione radiofonica
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e
ffermata popolarità. Nel
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sioni, lascia lorchestra Angelini e, per un biennio, i
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alcuni fortunati dischi per la C
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ci americani come Danziamo la conti
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), Cantando prima di col
a
na malinconica
(Blue moon
). Nel 1936, collabora con un giovane Gorni
tosi a Torino, firma un
dellorchestra Angelini. In br
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aestro Angelini che si decide a
concedergli più spazio nellesecuzione di un brano, rompe i canoni dell’epoca, int
o-
tamente, giunge anche alla R
adio
mente con la celebre sala da ba
llo to-
nese; al momento dellannuncio, il suo nome viene letto assieme a quello
cendo così nascere la figura del cantante della radio, fino a quel
cidere i suoi dischi con l’Orchestra
ta dal Maestro Chiappo, nella quale milita anche Angelini al vi
o-
tenderò ancora
, Mal
, delicata composizione di Pi
e-
usufruire, in teatro, di un micr
o-
inaug
urato durante una
partecipa, con successo, ad
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ri, alimentando ul-
seguito
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, acco
mpagnato dalle
alcuni fortunati dischi per la C
olumbia, per lo
ne
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a
zione (Sing before
). Nel 1936, collabora con un giovane Gorni
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Kramer che gli affida il lancio di due sue composizioni, che si rivelano da subito dei
grandi successi: Prime lacrime e Un giorno ti dirò; poco tempo dopo, assieme a una
formazione di cui fanno parte lo stesso Kramer, Libero Massara, Romero Alvaro, Ni-
no Impallomeni e Ubaldo Beduschi, lancia, con lo pseudonimo corale di Circolo
dell’Ambasciata di Milano, la famosa Crapa pelada, canzone vittima della censura
fascista. Nel 1937, torna a far sentire la sua voce dai microfoni dell’EIAR, rinnovan-
do la sua straripante popolarità; definito “il cantante dalla voce di zucchero”, precur-
sore del genere confidenziale, dotato di uno stile dolce, sussurrato e moderno nel ri-
fiuto di trilli e gorgheggi, vanta un repertorio copioso che spazia dai valzer (Sui monti
della Luna) alle mazurke (La mazurca di Carolina), dai ritmi un po’ più swinganti
(Per te io vivrò, Lambeth walk, Un quartierino sul grattacielo), ai brani sentimentali
(Nulla, Tu cosa farai di me?, Sussurro d’amore cover dell’americana In the still of
the night), fino ad arrivare al tango, genere in cui è considerato un vero e proprio spe-
cialista: Arrivederci bambina, Donde estas corazon, Tango di Marilena, Vi vorrei ve-
dere ancora, Il più bel tango. Incide numerosi dischi per la Cetra- Parlophon. Ebreo
praticante, la pubblicazione delle Leggi Razziali del 1938, pone la parola “fine” alla
sua carriera radiofonica. Si dedica, quindi, al teatro di rivista, prendendo parte, nel
1939, ad un varietà nel quale si esibiscono anche Enzo Aita, Miryam Ferretti e
l’orchestra Grassi; nel 1940, è tra i protagonisti dello spettacolo Sidet Faville 1940, al
fianco del Quartetto Funaro e di Gorni Kramer. Successivamente, fino a quando gli
eventi bellici glielo permettono, si esibisce sotto falso nome in vari locali di Torino e
di Milano, poi, nel 1942, è costretto a rifugiarsi in Svizzera, dove finisce a spaccare
legna in un campo di lavoro. Torna sui suoi passi nel 1945, quando, dai microfoni di
Radio Monteceneri annuncia la fine della guerra, intonando, in duetto con Maddalena
Sanvido, Mattinata fiorentina, accompagnato dall’orchestra di Fernando Paggi. Rien-
trato a Milano, registra per la Cetra, diretto dal Maestro Beppe Mojetta, alcuni motivi
inglesi come Over the rainbow e Sweet and lovely, che ottengono buoni consensi. Nel
1947, partecipa allo spettacolo di rivista Ballo di primavera al fianco di Wanda Osi-
ris; l’anno successivo, dopo una breve parentesi con l’orchestra Di Cunzolo, con la
quale si esibisce nei dancing torinesi, entra a far parte del primissimo complesso di
Fred Buscaglione. Sempre nello stesso anno, passa con la formazione di Bruno Qui-
rinetta, con la quale inaugura La Bussola di Focette e La Capannina di Forte dei
Marmi ed allieta intere stagioni de La Storia di Milano; sempre con Quirinetta parte-
cipa, nel 1949, alla pellicola di Giorgio Ferroni, Vivere a sbafo. Nel 1952, diventa la
voce del complesso Franco e i G.5, col quale rimane per ben cinque anni, cogliendo
numerosi successi ed esibendosi nelle più famose sale da ballo della Penisola. Con-
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clude la sua carriera nel 1959, dopo una trionfale tournée in Sicilia con Carla Boni e
Mara Del Rio ed alcune fortunate apparizioni televisive (Il Musichiere, Special Ange-
lini). Restando nel campo della canzone, s’impiega presso le Messaggerie Musicali di
Milano, dove rimane fino al pensionamento. Torna saltuariamente ad esibirsi, ospite
di alcune trasmissioni di revival quali Toh! Chi si risente… (1977) e Il Mangiadischi
(1986). Nel 1992, riceve dalle mani di Oscar Carboni, il Premio del Collezionista alla
carriera. Muore a Milano il 27 ottobre 1996, ospite della Casa di Riposo per Artisti
“G. Verdi”, primo cantante di musica leggera ad esservi ammesso.
Alessandro Rigacci
a.rigacci@alice.it