Tipico stornellatore toscano con una voce di tenore leggero, ha sempre riservato
ampio spazio nel suo repertorio alla canzone dialettale: Stornellacci a dispetto (con
Maria Marinari), Stornellacci confidenziali, Stornellacci spaziali, Strofette a spillo,
Stornelli per i turisti, Caserio, Stornellacci scanzonati, Stornelli fiorentini, Svegliati,
Già allo sguardo, Parevan due leoni.
Al principio degli Anni Cinquanta, manda in visibilio il pubblico con Terra straniera,
una canzone strappalacrime basata sulla nostalgia degli emigranti. Il brano (che
diventa contemporaneamente un hit di Carla Boni) riscuote un successo così
strepitoso che, nel 1954, Sergio Corbucci ne trae un film (sorta da romanzo
d’appendice che verte sulla storia di un minatore italiano emigrato in Francia, con
finale eroico) affidando il ruolo di protagonista proprio a Narciso Parigi, accanto a
Lia Amanda, Jacques Sernas e Tamara Lees.
Grazie al fisico prestante, alla faccia da pugile, al suo stornellare flautato e a un
periodo in cui i divi del microfono fanno cassetta anche nelle sale cinematografiche,
Narciso Parigi (che, nel 1952, aveva già interpretato un eroe risorgimentale nel film
La prigioniera di Amalfi) viene spesso chiamato a ricoprire ruoli non secondari in
pellicole di carattere prevalentemente musicale che si intitolano Acque amare (1954),
Amarti è il mio destino (1957), Gagliardi e pupe (1958), Il giro del mondo in ottanta
canzoni (1959).
Nel 1955, approda al Festival di Sanremo, dove presenta Incantatella in coppia con
Claudio Villa (classificandosi al quarto posto) e portando in finale anche Ci ciu ci
cantava un usignol, ripetuta da Natalino Otto, che diventa un successo internazionale.
Nel 1956 partecipa al Festival di Como e l’anno seguente si fa onore, rappresentando
la Toscana a Voci e volti della fortuna, il concorso radiotelevisivo abbinato alla
Lotteria di Capodanno.
Nel 1959, vince il Festival di Velletri con Il postino innamorato e, nel 1960, dopo
aver partecipato al Festival di Milano con Primo bacio, si aggiudica il Festival
internazionale di Firenze, presentando Rondini fiorentine in coppia con Luciano
Rondinella.
Nel 1962, torna al Festival di Sanremo con Vita, un pezzo assai mediocre di
Cherubini e Concina, presentata in coppia con Giorgio Consolini, ma non riesce a
superare il verdetto delle giurie.
Nel 1963, approda al Festival di Napoli con tre canzoni, portando in finale ’A stessa
Maria (in coppia con Mario Abbate) e ’A fenesta ’e rimpietto (in abbinamento a
Maria Paris).