Il Discobolo
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Museo Virtuale del Disco
Ines Talamo
Nel fascicolo della Piedigrotta 1931, viene descritta
come “cantatrice appassionata, artista espressiva e di
squisito temperamento”.
Ines Talamo, infatti, aveva una bella voce ricca di
fioriture, in cui si alternavano il registro acuto del soprano
a quello più scuro e pastoso del mezzosoprano, e delle
notevoli doti interpretative.
Di questa artista che brillò fra gli anni Venti e Trenta
nelle sale del caffè-concerto, a Napoli come a Roma e in
altre città italianenon si conoscono né il luogo di nascita
né i dati anagrafici.
Tuttavia, dovrebbe aver visto la luce dopo il 1895 in Campania, probabilmente a
Nola, come suggerisce il titolo (opportunamente tradotto) della canzone Una
spagnola di Nola, tratta dal film americano Canzoni appassionate, del 1935, con Al
Jolson, che ella incise nel 1936.
Del resto, una non troppo vaga conferma di ciò viene dal consistente numero di
canzoni napoletane che si trovano nel suo repertorio: Isola ‘e Capri e Santa Lucia
luntana di E.A. Mario, Palomma ‘e notte di Salvatore Di Giacomo, Tiempo felice di
Giambattista De Curtis e Vincenzo Valente, Granatieri, in duetto con Badini. Di E.A.
Mario, registrò anche La leggenda del Piave.
Cantò inoltre la Serenata di Schubert e varie romanze da salotto di Enrico Toselli,
fra cui Rimpianto, Una barca vuota, Voce d’amore, Nell’aria della sera, Fior d’ama-
ranto, L’ultima serenata.
In duetto con Crivel, incise Shangai Lil, Amore sui tetti, Alle nove meno un quarto,
Quando eravamo muti.
Altri suoi cavalli di battaglia furono Sua maestà la donna (versi di Anna Fougez,
musica di Ernesto Tagliaferri), Miniera, Minnie, Fumo e profumo, Menestrello
vagabondo e una bella versione di Vipera, rintracciabile in un 33 giri allegato al
volume Le canzoni degli Anni Venti, edito da Canesi nel 1966.
Nonostante abbia interpretato un vasto numero di canzoni di successo dell’epoca, il
suo campo ideale era l’operetta.
Fu applauditissima nella Scugnizza (di Mario Costa e Carlo Lombardo), nella
Danza delle libellule (di Lehàr), nel Paese dei campanelli (di Virgilio Ranzato), in
Cin-ci-là e nella Duchessa del bal tabarin (entrambe di Carlo Lombardo), nel
Boccaccio, dell’austriaco Franz von Suppè, che cantò trionfalmente a Vienna e in
Germania, mentre ad Alessandria d’Egitto, dove compì un tour di sei mesi, si esibì in
tutto il suo repertorio.
Incise esclusivamente per la Columbia. Altri suoi titoli: Nella luna, Rose e violette,
Siviglianita, Guitarrita.
La sua voce si può ascoltare anche nella serie del Fonografo italiano (Fonit-Cetra,
1995) e nell’antologia Caffè-concerto, curata da Roberto Leydi (Orizzonte).
Enzo Giannelli