Museo Virtuale Del Disco e Dello
Spettacolo.
Radio Il Discobolo
Emilia Veldes
Emilia Veldes, il cui vero nome era Maria Rabitsch, era nata a Pola il
15 marzo 1903. Suo padre, nato a Klagenfurt, in Croazia, era un
fabbro del Cantiere Navale San Rocco a Muggia (TS).
Dopo avere studiato come soprano lirico presso il Conservatorio di
Trieste, si dedicò al teatro leggero, ritenendolo la strada p
semplice e immediata per arrivare al successo.
Indossando un abitino di raso preso a credito, e accompagnandosi
con la cetra, debuttò alla Fenice di Trieste nel gennaio del 1927,
divenendo in breve tempo una acclamatissima stella del varietà.
Non trovandosi a proprio agio in un ambiente che le fu subito ostile
(rivalità, pettegolezzi, dispetti e angherie di vario genere
alimentate da spasimanti respinti), la bella ragazza istriana, dai
capelli neri e gli occhi verdi, decise di abbandonare il palcoscenico
alla fine degli Anni Venti.
Per motivi di carattere economico, tornò alle scene intorno al 1932,
ritrovando compatto l’esercito dei propri ammiratori,
guadagnandosi l’appellatico di Acqua santa, come il titolo della
canzone scritta per lei da Giuseppe Cioffi su versi di Enzo Bonagura,
che furono tra i suoi autori più fedeli.
Nel 1937 e nel 1939, fu presente alle audizioni di Piedigrotta,
lanciando canzoni come Acqua santa (appunto), Madonnina del
monte e Bionda nun chiagnere, che fu uno dei suoi maggiori
successi.
Poco dopo, seguendo la moda dell’epoca, ma anche per il desiderio
di ampliare i propri orizzonti artistici, la cantante lasciò l’Italia per
gli Stati Uniti, restando tuttavia fedele a Napoli, sua città di
adozione, dove, fra una tournée e l’altra, visse per oltre un
ventennio, dato che vi tornò definitivamente nel 1941.
Fra il 1947 e il 1949, furoreggiò nei più noti locali napoletani, fra
cui il Salone Margherita e l’Apollo.
Ritiratasi a vita privata, si stabilì a Muggia, un porticciolo nei pressi
di Trieste, dedicandosi al giardinaggio e, con buoni risultati, alla
pittura su tela, adoperandosi anche come delicata decoratrice a
mano di piccoli vasi di terracotta.
Nel 1955, sposò il suo manager, il siciliano Carmelo Longo il quale,
proprio a Muggia, aprì uno strudio fotografico.
Rimasta vedova nel 1977, si è spenta a Trieste il 27 luglio 1981.
Dotata di una voce argentina e trillante, molto intonata e di vasta
estensione doti che le permettevano suggestivi giochi di agilità e
abilità belcantistica, per cui venne definita usignolo della radio” fu
anche un’ottima stornellatrice.
Fra le sue intepretazioni, si citano Roselline, Reginella campagnola,
Serenata del somarello, Sulla carrozzella, Il valzer
dell’organino,Stornello delle rose, Nuvole, Napoli, Buongiorno
Napoli, Povere viole, Vorrei, Parole al vento, All’imbrunire,
Fazzoletti e zoccoletti.
Nel 2000, la Phonotype le dedicò un CD nella serie storica,
contenente diciassette canzoni.
Enzo Giannelli