DISCHI IN
ARCHIVIO
1902   78 giri O Lola C'hai Di Latti
1907   78 giri Come Un Bel Di Di Maggio
1908   78 giri Lolita
1909   78 giri Mamma Mia Che Vo' Sape'
1910   78 giri La Donna è Mobile  (Da RIGOLETTO)
1910   78 giri Questa o Quella  (Dal RIGOLETTO)
1911   78 giri Musica Proibita
1911   78 giri Core 'ngrato
1911   78 giri Canta Pe'mme
1911   78 giri Addio
1911   78 giri Vieni Sul Mar
1912   78 giri La Danza
1912   78 giri Pimpinella
1913   78 giri Fenesta Ca Lucive
1913   78 giri Guardanno A Luna
1914   78 giri Manella Mia
1915   78 giri Pecche'
1915   78 giri Cielo Turchino
1916   78 giri Santa Lucia
1916   78 giri Tiempo Antico
1916   78 giri 'O Sole Mio
1919   78 giri Addio A Napoli
1919   78 giri Senza Nisciuno
1919   78 giri Sultanto A Te
1919   78 giri 'A Vucchella
1919   78 giri Tu Ca Nun Chiagne
1919   78 giri La Campana Di San Giusto
1920   78 giri I' M'arricordo 'napule
1920   78 giri Deh!ch'io Ritorni Alla Mia Nave

 

ENRICO CARUSO
Enrico Caruso ha portato la sua eccelsa arte in ogni parte del mondo conquistando una popolarità che non conoscerà oblio.
Nato a Napoli il 25 febbraio 1873 da genitori poveri, a dieci anni alternava il lavoro di meccanico con gli studi serali.
D'estate faceva il "posteggiatore" sulla rotonda dello stabilimento balneare "Risorgimento" per racimolare qualche liretta.
Guglielmo Vergine gli impartì le prime lezioni di canto e Vincenzo Lombardi creò "il miracolo".
 
L’ascesa di Enrico Caruso inizia nel 1894, con il suo debutto al Teatro Nuovo di Napoli, ma la grande affermazione del tenore partenopeo avviene nel 1898, alla Scala di Milano.
Da quel momento Caruso, passando di successo in successo, varca i confini nazionali e canta nei piu’ importanti teatri del mondo (Roma, Parigi, Londra, Buenos Aires, San Pietroburgo, Lisbona, Montecarlo, New York).
 
Caruso e’ uno dei primi cantanti ad incidere dischi, grazie ai quali riesce a raggiungere con la sua voce anche quella parte di umanità che mai, avrebbe potuto altrimenti, ascoltarlo e conoscerlo.
 
L'11 marzo 1902, in coincidenza con una serie di recite alla Scala sotto la direzione di Toscanini, la Gramophone Company di Londra gli propose l'incisione di dieci matrici.
Questo primo "boom" discografico fu realizzato in una sala del "Grand Hotel de Milan".
 
Malgrado cio’, e malgrado le grandi ricchezze accumulate, rimane sempre legato alla sua terra natale, dove spesso torna, e che onora con le sue indimenticabili interpretazioni della canzone napoletana.
Grazie a Caruso, le note di “Torna a Surriento”, “Maria Mari’”, “O sole mio” e “Marechiaro” si diffondono in tutto il mondo.
 
Nel 1905, tuttavia decide di abbandonare Napoli ed emigrare definitivamente negli Stati Uniti, dove, grazie alle sue esibizioni al "Metropolitan Opera House di New York"  incontra, per quasi venti anni, un grande successo di critica e pubblico.
 
La sua celebrità era universale: negli U.S.A  era più popolare del Presidente.
 
Le continue richieste l'avevano costretto a fare delle selezioni.
All'amico Arachite scriveva: "Sono molto stanco... . Ti ringrazio per gli auguri, ma mi accontento di vivere ancora dieci anni: cinque di lavoro e cinque di felicità, quella che non ho mai avuto".
 
I gravi problemi di salute infatti non impediscono al grande tenore di continuare a cantare fino al 1920.
 
Purtroppo  pero’, la malattia lo costringe ad abbandonare la scena.
L'8 dicembre 1920, al "Metropolitan di New York", durante la recita dei "Pagliacci" una fitta al fianco gli impedì il "la" naturale della romanza che rimediò con un singhiozzo.
Tre giorni dopo terminò sofferente il primo atto dell'"Elisir d'amore", poi crollò.
La vigilia di Natale salì per l'ultima volta su un palcoscenico.
A 48 anni era distrutto, già vecchio.
 
Per 25 anni aveva fatto dono al mondo della sua straordinaria arte.
Tornò a Sorrento, sembrò ristabilirsi; ma il 2 agosto 1921 si spense.
Aveva avuto i cinque anni di lavoro desiderati, ma pochi giorni di felicità.