Museo Virtuale del Disco e dello Spettacolo
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Flo Sandon
Flo Sandon (o Sandon’s, come appare sulle etichette delle centinaia di dischi da lei
incisi) è, a mio avviso, la più internazionale delle cantanti italiane degli anni
Cinquanta. Già dal suo esordio discografico, risalente al 1947, avvenuto con un
successo internazionale “Love letters” che proprio lei fece conoscere agli
italiani, interpretandolo magicamente in lingua inglese, si intuiva, di trovarsi di fronte
a una cantante dal retrogusto raffinato e unico, ben diversa dalle molte interpreti di
quel periodo. Tuttavia, bisogna anche ricordare che la discografia italiana in quegli
anni, imponeva per contratto a chi ne volesse far parte, l’incisione di tutte le canzoni
che l’etichetta decidesse opportuno pubblicare, in quanto ogni casa discografica era
solita presentare la propria versione dei brani di successo, che negli anni cinquanta
divennero pure particolarmente stolti, spesso insulsi .
Flo Sandon era la voce femminile di punta della Durium.
Ecco perché scorrendo i titoli delle canzoni da lei incise troviamo, accanto a molti
classici della canzone internazionale, pure tanti brani-icona del periodo, spesso
lanciate dai primi Festival di Sanremo che lei doveva obbligatoriamente registrare per
rispettare i contratti a suo tempo stipulati; erano spesso canzoni decisamente bruttine,
che neppure un’interprete dotata di grande sensibilità e tecnica come Flo riusciva a
rendere perlomeno accettabili. Fatta questa necessaria precisazione, permettetemi
comunque di far notare la assoluta modernità della Sandon, anche in queste sue
interpretazioni per così dire “minori” e la totale assenza nelle sue esecuzioni di
qualsiasi banalità o di inutili fraseggi musicali di cui molte delle sue colleghe, anche
molto titolate, invece abusavano. Uno stile dunque inimitabile perché personalissimo,
come si addice sempre agli artisti più grandi, quelli che hanno saputo lasciare una
impronta.
Dopo questa doverosa premessa eccoci alla nuda esposizione biografica.
Intanto spieghiamo il cognome discografico, “Sandon’s”, nato da un errore di
stampaggio del primo disco e che invece d'essere subito corretto fu per così dire
“sfruttato” dai discografici della Durium per accentuare in qualche modo l’immagine
internazionale della cantante. E in realtà una “matrice internazionale” nella famiglia
della nostra Flo esiste veramente. Infatti, verso la metà del 1700 qualcuno degli avi
della famiglia Sandon partì per motivi di lavoro dalla contea di Stattford in
Inghilterra, ove risiedevano, alla volta del Nord America. Il padre di Flo, architetto,
proveniva da quella zona e si ritrovò nuovamente in Europa per effettuare importanti
restauri su alcune vetrate artistiche in molte regioni italiane.
Proprio a Roma conobbe e sposò una ragazza di Tarquinia da cui ebbe cinque figli.
Tra cui Mammola Sandon che nacque però a Vicenza esattamente il 30 Giugno del
1924, perché in quel momento il padre stava seguendo alcuni restauri proprio in
quella città. Alcune biografie citano quale città natale di Flo Cleveland nell’Ohio,
incorrendo in un macroscopico errore dovuto probabilmente proprio alle origini
americane dei Sandon e al fatto che un fratello maggiore della cantante decise di
stabilirsi in America svolgendo laggiù la stessa professione paterna.
In realtà Flo vedrà gli Stati Uniti per la prima volta solo nel 1963 per effettuarvi una
lunghissima tournée.
Mammola dunque vive a Roma con la famiglia, risiedendovi stabilmente sin dal
1936. Nel 1947 avviene il suo esordio ufficiale nel mondo della canzone, quando
ottiene una importante scrittura in un famoso locale di Milano, “Il Trocadero” ubicato
nella prestigiosa galleria Vittorio Emanuele e nello stesso anno firma un contratto
discografico con l’etichetta Durium con la quale resterà senza alcuna interruzione
sino al 1980. Probabilmente un record ineguagliato!
Lesordio discografico è subito fortunatissimo. Per nulla intimorita nel cimentarsi in
un brano che con le voci dei più grandi interpreti americani stava già facendo il giro
del mondo, “Love letters”, di cui vi abbiamo già detto, scala subito le prime
rudimentali classifiche di vendita, attestandosi oltre le 200.000 copie.
Parallelamente tra il 1949 e il 1950 continua pure la sua carriera per così dire “dal
vivo” esibendosi come cantante al prestigioso “Hot Club de France” dove tiene vari
concerti. Molte furono anche le sue esibizioni all’estero, soprattutto in Francia e
Medio Oriente, con il famoso violinista jazz Stephen Grappelly e il chitarrista Jango
Reinhardt. Nel 1951 è in Egitto dove troverà in Re Faruk uno dei suoi più grandi
ammiratori. È di quell’anno pure il suo primo contratto radiofonico con la RAI che
proprio in questo periodo stava aprendo le porte anche ad altri cantanti che non
fossero legati alla scuderia discografica Cetra. Canterà dunque con le importanti
orchestre radiofoniche dirette dai maestri Zeme, Kramer, Ferrari e Trovajoli.
Sa cantare in diverse lingue e questo le permetterà di spaziare agevolmente in diversi
repertori e in breve tempo diviene una delle voci più apprezzate e conosciute del
pubblico radiofonico allora vastissimo. Le viene dunque assegnato il “Microfono
d’argento” proprio per la sua enorme duttilità vocale, oltre che per il suo stile
personalissimo che già in molti in quegli anni tentavano di imitare.
Il 1951 è anche l’anno del successo di “El negro Zumbon” e di “Non dimenticar (che
ti ho voluto tanto bene)”. Era avvenuto infatti che la Ponti-De Laurentiis l’avesse
ingaggiata come doppiatrice della Mangano nelle parti cantate del film “Anna” di
Alberto Lattuada che comprendeva appunto l’interpretazione di quelle due canzoni
che proprio Flo farà diventare successi mondiali con oltre 10 milioni di dischi venduti
di cui 3 milioni negli soli Stati Uniti. Un autentico record per l’industria discografica
dell’epoca. Proprio per “Non dimenticar” riceve, nel 1952, il suo primo disco d’oro,
che sarà anche il primo per l’Italia, con un milione di copie vendute nella sola nostra
penisola. Nel 1961 poi, Nat King Cole chiese ed ottenne di poterne registrare una sua
versione che ne rinnoverà la fama e il successo nel mondo. Flo è all’apice della
popolarità e anche Sanremo rivendica la sua presenza. Ciò avviene l’anno seguente
nel 1953.
Con Viale d’autunno di Giovanni D’Anzi, ripetuta nell’altra versione dalla bravissima
Carla Boni, la Sandon vince il Festival, sino ad allora regno incontrastato dell’icona
musicale Nilla Pizzi… e lo vince per di più con un brano tipicamente italiano: intenso
e di difficile interpretazione soprattutto per lei, perché apparentemente, molto lontano
dal suo stile più aperto verso le influenze musicali “globali”. Da questo momento in
poi le presenze Sanremesi di Flo saranno pressoché costanti nel tempo. Vi andò infatti
per ben sei volte: l’ultima nel 1963. Nel 1962 vi porta una deliziosa canzone firmata
da Bertini e Taccani, “Passa il tempo”, interpretata ancora una volta con una
straordinaria modernità, perfettamente in linea con i tempi… che nel frattempo erano
musicalmente molto cambiati. Purtroppo uno degli enormi difetti della nostra nazione
è quello di soffrire terribilmente di “rottamazione d’ufficio” ogni qual volta ci si trovi
di fronte a una “rivoluzione epocale”.
Così al contrario degli Stati Uniti ove i Beatles mutarono drasticamente le mode e le
tendenze musicali, senza però intaccare minimamente lo stile e la valenza artistica dei
vari Frank Sinatra o Nat King Cole, qui da noi ogni rivoluzione avviene mandando
anzitempo al macero tutto ciò che di unico, prezioso e consolidato la nostra musica ha
espresso sino a quel momento. Avvenne così per i cantanti dell’EIAR degli anni
quaranta. Avvenne così per gli interpreti che si trovarono a vivere l’avvento del beat.
Furono costretti da quel momento in poi, in spazi mediatici angusti e spesso indegni,
tanto che qualcuno finì per rendersi ridicolo, tentando di adeguarsi alle nuove
tendenze, auto flagellando se stesso e le proprie canzoni realizzando improbabili
rivisitazioni di esse in chiave beat o rock.
Flo preferì continuare a cantare come sapeva e soprattutto come “sentiva” e accettò,
nel 1963, nonostante fosse sposata da otto anni con uno dei beniamini del pubblico,
Natalino Otto, e da questo matrimonio fosse già nata Silvia, l’invito a trasferirsi negli
Stati Uniti per una tournée che visto l’enorme successo si protrasse sino al 1967.
Al suo ritorno trova uno scenario musicale ancora una volta totalmente cambiato.
Litalia canora stava già “bruciando” Rita Pavone e Gianni Morandi, per sostituirli
con gli emergenti complessi, nati sulla scia dello straripante successo mondiale dei
Beatles.
Tajoli cantava le proprie canzoni in stile rock, Claudio Villa aveva impostato la
propria voce da tenore e girava il mondo, perché in Italia era difficile inserirsi. Quasi
tutte le sue colleghe di un tempo avevano lasciato l’attività o la proseguivano in tono
minore, accontentandosi di piccoli ingaggi nelle tante balere della penisola.
Coraggiosamente Flo accettò di partecipare al “Disco per l’estate” di quell’anno.
Peraltro, il primo concorso televisivo dopo il drammatico Sanremo legato alla morte
del cantautore Luigi Tenco. Infatti le giurie premiarono (sic in modo postumo…
come quasi sempre avviene in Italia) proprio il bravo cantautore genovese (di
adozione) facendo vincere una sua canzone “Se stasera sono qui” magistralmente
interpretata dall'esile, ma coinvolgente voce di Wilma Goich. Flo però, diede ancora
una volta prova della sua magistrale tecnica e duttilità vocale e interpretativa. Per lei
il tempo sembrava non essere passato, ma ovviamente quell’anno i riflettori di questa
manifestazione erano tutti puntati da un’altra parte.
Nel 1969, dopo la prematura scomparsa di Natalino Otto, decise di sospendere
volontariamente la propria vicenda artistica per dedicarsi ad altri interessi, che le
consentirono di stare più vicino alla famiglia. Tuttavia si ricordano di lei molte
apparizioni televisive tra cui un programma del 1993 condotto da Gianni Minà,
prodotto proprio dalla figlia Silvia e le immancabili ospitate nei tanti show
confezionati da Paolo Limiti. Dal 1994 al 1995 la ricordiamo anche nel ruolo di
madre di Gianfranco D’Angelo in uno spettacolo musicale firmato da Pietro Garinei
“Gli uomini sono tutti bambini”.
Tra le sue incisioni più popolari, oltre a "Love letters” e ai brani tratti dalla colonna
sonora del film “Anna”, ci piace ricordare “Verde Luna”, brano tratto dal film
“Sangue e Arena” (pellicola del 1941 che arrivò in Italia in pieno periodo di
Ricostruzione); "Souvenir d'Italie" del grande Lelio Luttazzi, colonna sonora
dell'omonimo film fatto nel 1958, a tre anni dall'uscita del disco e che dal successo
cinematografico trasse nuova linfa ed un alto gradimento commerciale. Va segnalata,
inoltre, una canzone cantata in napoletano, "Serenata a Margellina" con la quale, nel
1960, Flo vinse niente meno che il “Festival di Napoli” manifestazione molto
importante in quel periodo, ottenendo nello stesso anno un'importante affermazione
personale nel seguitissimo show televisivo “Canzonissima”.
Massimo Baldino