(Bertini-Kramer)
Orchestra diretta dal M°. MARIOTTI
 
Da supporto 78 giri   ODEON
N.Catalogo                 GO 12601 e GO 12645
N.Matrice                   Mo 6548
 
ANNO 1936
Un 22enne Gorni Kramer conobbe la sua prima importante affermazione con questo tango del 1935, che secondo la "Storia della Canzone Italiana" (Gianni Borgna, Mondadori) "ebbe il suo momento di grande popolarità nel 1943, dopo essere stato inciso da Meme Bianchi, sia pure per puro caso.

La cantante, infatti, aveva accompagnato il marito - il Maestro Mariotti - in sala d'incisione, e l'interprete al quale era stato affidato il motivo, non riuscendo a renderlo come avrebbe voluto, invitò la collega a sostituirlo al microfono".

Così lo stesso Gorni Kramer descrisse la genesi del pezzo, il cui testo fu elaborato insieme a Umberto Bertini.
"Ero un ragazzo.
Da pochi mesi facevo l'arrangiatore da Curci, l'editore musicale.
Di sera invece suonavo all'Embassy di Milano.
Una sera scorsi seduta ad un tavolo, un po' in penombra, una magnifica creatura sola.
Era il mio ideale di donna: non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Chiesi al capocameriere se la conoscesse.
Quello si mise a ridere: 'Gira al largo, figliuolo. Caccia riservatissima. E' l'amica di un grande industriale'.
Bastarono queste parole a spingermi ad osare…
Mi avvicinai dunque al suo tavolo per dedicarle un assolo di fisarmonica, quando qualcuno venne a sedersi accanto alla donna.
Era il suo potente protettore, un omaccione dallo sguardo cattivo che mi fissava con sospetto, quasi con odio.
Per quella sera rinunciai alla serenata.
Ero molto avvilito e mi davo del pusillanime e dell'imbecille.
Qualche sera dopo, la donna tornò accompagnata da 'lui'.
Nulla da fare. E così per altre sere ancora. Ma una sera la rividi sola. Il cuore cominciò a battermi forte. Bisognava agire.
Mi accostai e attaccai il motivo che da giorni mi cantava nel cuore: 'un giorno ti dirò amore, amore…' era la mia prima canzone, ed era l'unica cosa che potessi offrirle: una promessa, un rimpianto. L'avventura però ebbe un finale tragicomico: quella sera era venuto a sentirmi Ladislao Sugar, proprietario di una grande casa musicale. Quando seppe che il pezzo era mio, volle conoscermi e, lì per lì, mi offrì di entrare a far parte della sua casa. Accettai. Ma il giorno dopo, quando Curci seppe che lo piantavo in asso e che avevo composto una canzone senza nemmeno sottoporgliela, mi prese a calci, dico a calci. E così guarii ancor più rapidamente dalla mia romantica infatuazione".
(dal settimanale "Bolero", 1962)

MEME BIANCHI
Un giorno ti dirò