(Buti - Marandino)
Alla chitarra LUCIANO ZUCCHERI
Da supporto 78 giri COLUMBIA
N.Catalogo
DQ 1157
Inciso a Milano nel Novembre 1934
ANNO 1934
Carlo Buti, massimo alfiere del canto all’italiana
per diversi decenni nonché divo della radio e del cinema negli anni ‘30,
viene ricordato soprattutto come interprete – e come stakanovista della
canzone.
Tra le migliaia di canzoni da lui registrate con l’inconfondibile timbro
tenorile si ricordano “La romanina”, “Chitarra romana”, e, soprattutto,
“Faccetta nera”, che portò al successo facendolo diventare l’inno del
regime fascista (cosa che gli causò qualche problema a guerra finita).
Ma oltre che cantante, l’artista fiorentino fu
anche autore: al suo attivo, in particolare, questo brano del 1932, una
delle prime canzoni incise accompagnando il cantato esclusivamente con
una chitarra, suonata da un poco più che ventenne Luciano Zuccheri –
destinato a diventare negli anni successivi il più importante
chitarrista a plettro d’Italia.
In “Canzone amore mio” (De Agostini), Paolo Limiti riporta che ad
ispirare il brano sarebbe stata un’ammiratrice di Buti, che si sentì
dire che un suo brano le aveva riportato alla memoria il primo amore –
che, come nel vecchio adagio, non aveva scordato… anche se poi aveva
finito per sposare un altro uomo.
La canzone è stata tra l’altro recentemente
utilizzata dal regista Abel Ferrara, accanto a classici del jazz come
“Take the A train” e “Body and soul”, per la colonna sonora del film
“Fratelli”, del 1996.