Si tratta di uno dei primissimi brani pubblicati da
Buscaglione e gli Asternovas: uscì il 28 gennaio 1956 su 78 giri, come
lato B di 'Che bambola'.
Per capire l'invenzione del paroliere Leo Chiosso che sta alla base
della canzone, è necessario fare un passo indietro e spiegare cosa fosse
la Viscosa, e soprattutto chi fosse il personaggio su cui aveva
modellato il protagonista della storia: Porfirio Rubirosa.
Questi venne definito "El rey de todos los playboys del mundo" -
definizione difficile da controbattere. La sua vita era avvolta da
un'aura di appropriato mistero: chi dice che fosse un avventuriero
colombiano, chi sostiene che fosse portoricano o argentino, mentre
invece era (quasi certamente) dominicano - alla sua incerta origine tra
l'altro si allude anche nella canzone. Entrato in diplomazia, riuscì a
sposare Flore de Oro Trujillo, figlia del dittatore colombiano.
Diventato ambasciatore, si fece una fama mondiale a causa delle sue
storie d'amore con attrici come Ava Gardner, Zsa-Zsa Gabor (che, citata
nel testo, fu una delle sue mogli accanto ad altre ereditiere), Veronica
Lake, Jane Mansfield, Marylin Monroe, Kim Novak e, a quanto pare, Evita
Peron… La sua esuberanza sessuale era pari alla sua inclinazione per il
divertimento: una delle sue frasi storiche rimane: "Lavorare? Lo farei,
se ne avessi il tempo".
Chiosso decise pertanto di trasportarlo a Torino: gli cambiò il cognome
in Villarosa, prendendolo a prestito da una cittadina in provincia di
Enna, e gli trovò un impiego dove tanti emigranti siciliani e i loro
figli avevano trovato posto a partire dagli anni '20, da quando Torino
era diventata un centro industriale di prima grandezza.
Decine di migliaia di lavoratori erano impiegati in stabilimenti
meccanici e siderurgici: tra questi c'era la SNIA Viscosa, produttrice
di fibre sintetiche.
"La mentalità di allora era quella di far uscire i reietti, i poveri, i
metalmeccanici e i braccianti agricoli dal grigiore della loro vita, per
immetterli in un mondo in cui la donna dicesse loro 'grazie dei fior'",
ha dichiarato Chiosso. Lui e Buscaglione, quindi, decisero di fare di
più: presero un personaggio appartenente a un mondo popolare,
immediatamente riconoscibile come quello dei manovali della Viscosa di
Venaria, alla periferia di Torino, e ne cantarono le epiche gesta. Un
simile meccanismo fu quello che portò i due a far diventare una donna
fatale, con tanto di fucile in mano, una signora battezzata con uno dei
nomi più tradizionali e rassicuranti d'Italia: la protagonista di
'Teresa non sparare'.
Purtroppo, Buscaglione e Rubirosa condivisero un destino emblematico:
dopo una vita al massimo, entrambi morirono all'alba, al volante di
un'auto di lusso. Fred si spense a Roma nel 1960 sulla su Thunderbird,
mentre il playboy che aveva ispirato il suo brano lo imitò nel 1965: con
la sua Ferrari si schiantò contro un albero del Bois de Boulogne, a
Parigi.